Gymnopédie
Quando ascoltai per la prima volta questo pezzo, mi suscitò subito una conoscenza, un "brano già sentito", un incontro fatto ma non definito.
Sto parlando della prima Gymnopédie del compositore francese Erik Satie. Dico prima, perché fa parte di un trittico musicale formato da altre due Gymnopédie che vanno a collocarsi alla fine dell'ottocento quando la tonalità comincia a stare un pò stretta ad alcuni compositori mentre per altri c'è la sete del nuovo, dell' insondato.
Così come accade, per esempio, per l'esperienza dello shopping: non soddisfatti di ciò che si ha, si cerca un qualcosa di migliore o che possa portare una luce diversa alla quotidianità che sempre indossiamo, le Gymnopédies portano in sé una ricerca armonica, una novità.
Questi tre pezzi sono stati apprezzati da un contemporaneo di Erik, parlo di Claude Debussy, che come altri compositori li trascrisse per orchestra (il primo e il terzo, invertendo l'ordine dei numeri), tanto da caratterizzare il suo passaggio dal simbolismo all'impressionismo. Dalle prime battute di tutti e tre i pezzi, si può avvertire l'ambiguità armonica che caratterizza il carattere di queste composizioni e che ritroviamo in Debussy.
L'andamento è ternario, allude ad una danza antica, infatti, ai tempi dei greci a Sparta, c'era una festa che si chiamava proprio così: Ginnopédie o Gimnopédie. In occasione di questa festa si poteva assistere alla gimnopedia,una danza processionale di efebi nudi contornata da esercizi ginnici e canti.
Satie, sicuramente avrà pensato alla danza nel comporre questi tre gioielli musicali ma non dobbiamo trascurare un particolare che, credo, faccia la differenza: furono pubblicate per la prima volta dal papà di Erik, Alfred Satie.
La questione di apporre dei titoli alle opere è vecchia quanto il mondo, perché la maggior parte delle volte, a dare il titolo erano gli editori per far acquistare l'opera così da dare un incentivo in più a chi si dimostrasse interessato. Non sappiamo davvero come sia andata la cosa, il dato però che il padre si interessasse di editoria ci fa maliziare sulla nostra questione ma lascio all'immaginazione di chi mi leggerà la questione aperta.
Vero è che sono tre pezzi nei quali il pianoforte si esprime in maniera intima suscitando in chi ascolta, un interesse per questo periodo così lontano dal nostro 2020 ma apparentemente vicino per le sonorità contemporanee che caratterizzano la musica jazz e perché no, anche pop.
Vi propongo l'ascolto della prima Gymnopédie attraverso una mia recente esecuzione pubblicata sul mio canale YouTube: